Me lo chiedo ogni giorno da quando mi sono abbandonata al suono della tastiera, quella mattina di inizio settembre 2020.
Non sono una di quelle ragazze che scrivevano sui diari fin da piccole, però ho un amore spropositato per le storie. Sarò del segno della vergine, e per questo sono particolarmente psycho, ossessiva-compulsiva e razionale, ma la mia testa appartiene al mondo delle nuvole. Leggo, invento trame, studio letteratura e linguistica da quando ho scoperto la mia passione per quelle che si chiamano materie umanistiche. E infatti il mio cervello non comprende l'altro lato, quello matematico-scientifico. Ho dei seri problemi con i numeri, giusto per specificare.
Ma torniamo alla scrittura: avete presente quel sogno nel cassetto, rinchiuso nella stanza più remota della torre più alta, che non avete mai avuto il coraggio nemmeno di dire ad alta voce? Ecco, il mio era scrivere. Motivo per cui non mi sono mai azzardata a provare a mettere per iscritto anche solo una delle mie mille storie nella testa.
La ragione è molto semplice: avevo, e ho tutt'ora, paura. E non una semplice paura, ma proprio il terrore.
Sapete, io sono la classica ragazza (ho 33 anni ma mi piace definirmi ancora una ragazza) che ha passato la sua intera esistenza nascosta nel suo angolino, tranquilla nella sua invisibilità, ma che in realtà aveva voglia di luce, di far valere la sua ambizione. Ma, a volte, è la paura che vince e quindi lasciamo quel cassetto, la nostra vera essenza, macerare in quell'angusto spazio custodito dal drago più cattivo.
Fino a che arriva l'anno più pauroso di tutti.
Quello in cui un virus ti ha sbattuto in faccia quanto è fragile e corta la vita.
E quindi ci provi... e io ci ho provato.
Il risultato è più facile mostrarlo con la seguente gif:
4 libri.
Scritti di fila da settembre 2020 a marzo 2021 (rutti compresi),
Roba da matti, vero?
E io, matta, mi ci sono sentita davvero.
Ma dopo aver appurato di non aver perso completamente la mia salute mentale, ho realizzato che la verità era solo che avevo così represso il mio sogno che, una volta deciso di lasciarlo libero, è scoppiato come l'alto fuoco ad Approdo del re (riferimento alla serie Game of Thrones, per chi non fosse nerd come me.)
La scrittura in quei mesi mi ha salvata.
Mi ha fatta rinascere. E non esagero.
Tanto che ho deciso di affrontare il mio maledettissimo drago: la pubblicazione. Ergo, l'esposizione. Il giudizio.
Magari del mio percorso di pubblicazione ve ne parlerò in un altro articolo, soprattutto del motivo per cui ho scelto consapevolmente il self-publishing, e non come ultima spiaggia. Quello su cui mi voglio soffermare in questo, invece, è proprio il quesito del titolo: perché ho deciso di scrivere?
La maggior parte della gente è convinta che scrivere sia solo un hobby, un passatempo come andare a correre.
E forse per qualcuno lo è e per molti il loro percorso da scrittori è iniziato così, ma quella che vive nell'animo degli artisti (perché gli scrittori lo sono) è pura linfa vitale. Togli la scrittura a chi vive di storie e lo hai ucciso.
Ed ecco perché si scrive.
Per lasciare che il nostro vero IO prenda forma.
Che realizzi ciò per cui è nato, a prescindere dai risultati che otterrà.
Risultati che ci metteranno in crisi, o meglio con me lo hanno fatto.
Perché quando ti sembrerà di aver raggiunto una vittoria, anche piccola, arriva la storia su Instagram che ti sbatte in faccia che tu, lì, non ci sei arrivata. Che forse non è proprio un buon risultato come credevi. Forse devi fare meglio. Forse...
Ed ecco che si cade nella trappola del "Non sono abbastanza", che poi si trasformerà nel "Non faccio abbastanza" fino al burn-out totale di ogni cosa.
Dopo tre libri pubblicati, è questo lo stato in cui mi trovo. Ho realizzato il mio sogno, ma sto ancora combattendo quel dannato drago.
Per questo mi domando, ogni singolo giorno, perché mai ho deciso di scrivere. Perché ho lasciato il mio lavoro da tutor per seguire il mio sogno: vivere di scrittura.
"È impossibile in Italia", me lo hanno detto in molti. Ma io sono testarda e ho voluto provarci, ci provo tutt'ora. Forse non vivrò mai solo con la vendita dei miei libri, ma posso dire di averci almeno provato.
Quindi, alla domanda "Perché ho deciso di scrivere" cosa rispondo?
Non oggi.
Non mi farò assalire dai dubbi e della paura che il mondo della scrittura, così bello quanto crudele, mette di fronte agli occhi.
Non mi lascerò condizionare da monostelle su Amazon, critiche sterili e numeri vuoti.
Perché il solo fatto che senta il bisogno di scrivere, risponde a quella domanda. Al resto ci si abitua, lavorando anche su sé stessi.
Per il 2023 mi sono promessa di avere un mantra e voglio condividerlo con voi.
"La crescita di ogni persona ha un aspetto diverso."
Me lo ripeterò ogni giorno perché è la verità. Ognuno ha una strada diversa. E va accettato, non paragonato.
Concludo questo mio primo articolo introduttivo (spero di non avervi annoiato troppo) con un piccolo consiglio: che stiate scrivendo un libro e vogliate pubblicarlo, o abbiate qualsiasi altro sogno in un cassetto sorvegliato da un drago... ecco, affrontatelo e buttatevi. Se ce la posso fare io, ce la potete fare anche voi. Non lasciate marcire quel sogno nella vostra To Do List!
Alla prossima puntata!
Con affetto
Stefany
Ma mi armi tu di spada e varie per affrontarlo, ’sto drago? Scherzi a parte, avevo bisogno di leggerlo! Grazie❤️